Sabato 20 gennaio siamo andati a vedere la mostra “TOLKIEN. Uomo, Professore, Autore” presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, inaugurata il 16 novembre 2023 e qui allestita fino all’11 febbraio 2024 (nel corso dell’anno verrà ospitata in altre città italiane). Una bellissima giornata, resa ancora più piacevole dalla reciproca compagnia, dalla tappa in trattoria e dal breve incontro con l’amico doppiatore Davide Perino, voce italiana di Frodo Baggins.

Nei mesi scorsi, e anche recentemente, all’esposizione sono stati dedicati diversi articoli, non sempre positivi; quindi, vi era curiosità nel toccare con mano il lavoro svolto dal curatore e amico Oronzo Cilli coadiuvato da Alessandro Nicosia in veste di co-curatore. Ma decisamente ne è valsa la pena, e ne consigliamo la visita, certamente agli amanti di Tolkien, ma ancora di più a chi non lo conosce o conosce poco e l’autore e l’opera.

Risulta un po’ eccessiva la presenza di molti “cimeli”, anche inessenziali? Vero, ma vi sono alcune chicche davvero preziose, in sé e/o per le spiegazioni che le corredano – come quella sull’origine del cognome della famiglia, che affianca un manuale di storia greca appartenuto a Michael Tolkien (uno dei quattro figli del Professore).
La sezione dedicata all’arte ispirata alle opere tolkieniane è povera? Assolutamente no, anche se certo ne rappresenta solo una piccola selezione, e ci sarebbe piaciuto vedere qualche nome italiano in più.

L’ultima parte, dedicata agli influssi di Tolkien sulla cultura di massa, risulta un po’ caotica con la presenza non sempre corredata da didascalie di oggetti come fumetti e varie, ma rende l’idea di come le sue opere siano divenute nel tempo un “fenomeno pop” a più livelli.

I veri punti di forza di questa mostra, secondo noi, sono altri. Le tre dimensioni della personalità di Tolkien, come da titolo, ne risultano ben illustrate e reciprocamente collegate, e ne viene fuori il ritratto di un uomo a tutto tondo, amante della vita, che aveva a cuore le relazioni (di famiglia e con gli amici, coi colleghi e gli studenti e i lettori), filologo competente quanto appassionato, scrittore animato da un’inesauribile creatività ma sempre accompagnata da grande accuratezza.
I pannelli sono approfonditi ma molto semplici e gradevoli da leggere; i testi, sia di questi sia delle didascalie, sono scritti integralmente in italiano e in inglese (il che non sempre succede nelle mostre in Italia). Soprattutto, sono assolutamente misurati: nessuno uscirà da questa mostra con l’idea (errata) che Tolkien fosse di destra o di sinistra, etichette che di volta in volta una parte o l’altra cerca di affibbiargli da mezzo secolo a questa parte.

Probabilmente la bilancia pende più dalla parte della biografia che da quella delle opere, ma vi sono due sale davvero emozionanti.
La prima è quella dedicata all’attività accademica del Professore, dove la serie dei ritratti e delle biografie degli studiosi che ne incrociarono il percorso rende l’idea della ricchezza della sua cultura e della rete di rapporti intessuta da un personaggio di tale levatura.
L’altra è quella successiva: l’occhio di chi entra è immediatamente colpito dalle pareti rivestite dalle numerosissime edizioni dello Hobbit, del Signore degli anelli e delle altre opere (Silmarillion ma non solo), pubblicate in ogni parte del mondo e nelle lingue più diverse.
In questa sala tutto è dedicato a illustrare lo sfondo di questi due romanzi: un pannello presenta le varie ramificazioni delle lingue parlate nella Terra di mezzo, un altro ne elenca personaggi, luoghi e popoli principali; in terra una mappa mostra in diverse sequenze animate gli itinerari percorsi dai protagonisti (ci sarebbe stata bene anche una linea temporale coi momenti chiave delle due storie… un suggerimento per il futuro).
Niente di nuovo per i lettori, soprattutto quelli esperti, ma comunque il tutto è molto suggestivo; illuminante invece per i meno avvezzi, che forse così saranno invogliati a passare dai film e dalle serie televisive ai libri.

A proposito di questo, certamente si potrebbe rimanere delusi dal fatto che dell’imponente Legendarium si sia dato evidenza prevalentemente allo Hobbit e al Signore degli anelli (sebbene anche le altre opere vengano proposte in più occasioni, nei testi, in alcune edizioni, nella sezione dedicata all’arte), ma abbiamo trovato la scelta in linea con la mostra che, ripetiamo, è evidentemente destinata soprattutto a chi NON conosce (o non conosce bene) Tolkien. Crediamo che lo scopo sia stato raggiunto: abbiamo incontrato vari cultori (riconoscibili da magliette o accessori vari), ma anche tanti altri, gruppi, famiglie con bambini, e soprattutto molti giovani, evidentemente soddisfatti, che speriamo non si lascino influenzare dai venti che soffiano da ogni parte e, semplicemente, leggano e gustino Tolkien per quel che è: un grandissimo scrittore.